Yama, la relazione

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Yama, la relazione nello yoga

Lagho verdi, foto di Virginia Farina

Nel precedente articolo per inaugurare questa rubrica dedicata allo Yoga abbiamo descritto l’etica come fondamento originario dello Yoga. Vogliamo proseguire.

Yoga ed Etica, il primo passo:
Yama, la relazione con gli altri.

Il percorso nello Yoga così come descritto in una delle sue fonti più antiche a noi note, gli Yoga Sutra di Patanjali, inizia sulla soglia della nostra relazione con il mondo.

Prima ancora di parlarci del corpo e del respiro, Patanjali sembra volerci invitare a guardare in profondità per riconoscere innanzi tutto il nostro modo di relazionarci con la vita. Lo fa indicandoci cinque principi che definisce universali, radicati cioè nella nostra natura umana a prescindere da ogni differenza culturale, dalle condizioni di nascita e persino dall’epoca nella quale viviamo.
È questo un passaggio importante: cosa fa di noi esseri umani al di là del luogo e del momento in cui siamo nati, delle idee e dei valori che ci sono stati trasmessi?
Possiamo trovare dei punti in comune che facciano da bussole per il nostro cammino collettivo?

Punti in comune

Gli Yoga Sutra sembrano dirci che sì, è possibile. Tracciando una mappatura di quello che potremmo definire il funzionamento della nostra mente, Patanjali indaga le radici della sofferenza e le possibilità di un suo superamento. Individua, quindi, alcuni principi umani fondamentali, che potremmo definire come possibilità e potenzialità del nostro sguardo sulla realtà e del nostro comportamento. Questi principi sono: Ahimsa, la non violenza, Satya, l’autenticità intesa come verità, Asteya, il non appropriarsi di ciò che non ci appartiene, Brahmacarya, l’indirizzare le nostre energie verso la comprensione dell’essenziale, e Aparigraha, l’assenza della smania di possesso.

Patanjali ha un modo davvero speciale di presentare questi principi, non ne fa dei comandamenti, delle indicazioni morali astratte e calate dall’alto come dogmi. Le sue parole suonano piuttosto come la testimonianza di un cambiamento interiore, come l’osservazione di un diverso e inaspettato punto di vista. Ecco, ad esempio, come parla di Ahimsa, la non violenza: “Quando si é fermamente stabiliti nella non violenza, l’ostilità intorno a noi scompare.”

Crediamo che un’affermazione di questo tipo ci chiami direttamente in causa. Cosa significa per noi violenza? Cosa significa ostilità? Quando le percepiamo? In che modo queste condizioni si esprimono nel nostro quotidiano, dal momento in cui lavoriamo, ci relazioniamo con gli altri, al modo stesso con cui arriviamo a praticare Yoga?

Inoltrarsi nella scoperta di questi principi è, a nostro avviso, più vicino ad una condizione di domanda che all’affermazione di qualcosa di assoluto, come se quell’universale che comunque ci abita potesse comprendersi solo a partire dal particolare di ciascuno. E forse è questa la sfida più grande, non aderire a un modello, seppur grandioso, ma fiorire pienamente a partire da ciò che davvero siamo.

 

Testo curato da Virgina Farina, per le insegnanti Scuola di Yoga Centro Natura

Yama, la relazione – Yoga a Bologna