Dialogo con Mariella Lancia su sessualità, etica e yoga, a cura di Virginia Farina per il Centro Natura.
Perché dedicare un articolo di una scuola di yoga a etica e sessualità? Sicuramente perché lo yoga può aiutarci ad affrontare, comprendere e vivere meglio questo ambito della nostra vita che riguarda una delle nostre energie più profonde.
Abbiamo quindi rivolto alcune domande a Mariella Lancia che proprio su questo tema terrà per noi al Centro Natura e in contemporanea su zoom un incontro gratuito e aperto alla cittadinanza venerdì 29 novembre dalle ore 20.30 alle ore 22.30.
Speriamo di vedervi all’incontro e intanto buona lettura!
1. Oggi la sessualità non è più un tabù, se ne parla apertamente sui media, la pubblicità fa continuamente uso del richiamo erotico e neppure i comportamenti più trasgressivi sembrano scandalizzarci, eppure… abbiamo davvero imparato a viverla, a goderla, a conoscerla? Da dove possiamo cominciare?
Da dove possiamo cominciare? Dal prendere atto lucida-mente della situazione così com’è, oggi. Come farò, o tenterò di fare, nel nostro incontro del 29 novembre al Centro Natura.
E poiché mi è stato chiesto di parlare di sessualità alla luce dello yoga, cominceremo da viveka, il discernimento, e da vidya, il retto vedere. Per quello che ci è possibile nella condizione di offuscamento e di confusione in cui sono immerse le nostre menti.
E poi cercare di liberarla da tutto ciò che con la sessualità non c’entra.
Così liberata, come un diamante ripulito dalla ganga, tornerà a risplendere attraendoci irresistibilmente. Oggi trovo che sia più che mai urgente disseppellire l’eros, in quanto passione, forza vitale. Non vediamo quanto la nostra società sia annoiata, rassegnata, triste, sfinita?
2. Nella tua attività di divulgatrice parli spesso dell’importanza di coltivare le arti dell’amore per interrompere la catena dell’infelicità sessuale. Cosa significa per te “infelicità sessuale” e perché è così importante prendercene cura?
L’infelicità, come dicevo prima, la vediamo, non ti pare, tutt’attorno a noi, nella comunicazione mediatica, nella cronaca, nella letteratura, nei film, nelle reti sociali. Per godere appieno della sessualità bisogna essere preparati. Ci si prepara per un viaggio, per prendere la patente, per un colloquio di lavoro… ma chi ci prepara a conoscere e ad amministrare un’energia potentissima che, come molte altre forme di energia – idrica, elettrica, nucleare – può essere utilizzata sia per creare che per distruggere, per migliorare la vita o per danneggiarla? Non a caso, uno dei primi capitoli del mio libro per adolescenti è intitolato “La sessualità si impara”.
La nostra vita sessuale è la proiezione degli stati del nostro io: del nostro egocentrismo o della nostra empatia, delle nostre paure, del nostro materialismo o delle nostre aspirazioni più alte, delle nostre difese, delle nostre nevrosi o del nostro equilibrio e della nostra fiducia nella vita, del nostro rispetto per noi stessi o del nostro sentirci una nullità. Si cura la sessualità cominciando a prenderci cura di noi stessi e del nostro mondo interiore.
3. Perché questa catena si interrompa un ruolo cruciale lo ha l’educazione dei ragazzi, ai quali tu hai sempre saputo dare tantissima attenzione, rivolgendoti a loro sia attraverso i tuoi libri (Tre nipoti, una nonna e il sesso. L’arte di amare trasmessa da una nonna ai nipotini, e Nonna, tu che ne sai del sesso? L’arte di amare trasmessa da una nonna ai nipoti adolescenti), sia attraverso i video di #nonnacrazy su TikTok, disponibili sul tuo sito nella rubrica Asterischi sul sesso. Che risposta hai avuto dai ragazzi e dalle ragazze? La mia impressione è che molti di loro siano più coscienti e maturi di noi adulti, nonostante i comportamenti provocatori e trasgressivi.
Le risposte più incoraggianti dai ragazzi le ho avute su TikTok dove alcuni miei video hanno registrato migliaia di visualizzazioni, uno persino 909.000! E spesso mi scrivono: ma perché queste cose non ce le insegnano a scuola! I libri invece li leggono poco, i miei lettori sono più che altro adulti. Sì, anch’io vedo molte potenzialità nei giovani di oggi. Certamente vogliono di più, vogliono altro, e spesso rifiutano i modelli del passato non per essere trasgressivi a tutti i costi ma perché ne vedono la mediocrità e il conformismo, vogliono rompere con modi stanchi e infelici di vivere la famiglia, le relazioni, la sessualità, cercano modalità nuove e più elettrizzanti.
Quello che mi preoccupa però è che questa loro sacrosanta aspirazione verso la rottura di schemi esausti e di stereotipi obsoleti viene facilmente manipolata da interessi che si ammantano di progressismo, di inclusività, di libertà ma che in realtà confondono le menti dei giovanissimi e li orientano verso comportamenti e scelte che con una piena e sana fruizione della sessualità e soprattutto con la loro felicità hanno ben poco a che fare. Ma anche su questo ragioneremo nel nostro incontro.
4. Ampliando lo sguardo, come spesso tu fai nei tuoi interventi, non è difficile cogliere la ricaduta sociale e politica della sessualità come energia e forza propulsiva di quasi tutte le nostre azioni e relazioni. Avere consapevolezza della sua potenza, essere coscienti del suo agire in noi, potrebbe davvero restituirci una visione più armoniosa e meno polarizzata, più unitaria e cosmica dei principi del Maschile e Femminile. In uno dei tuoi articoli scrivi: Volete fare qualcosa per il mondo? Fate bene l’amore! Il vecchio slogan Fate l’amore non fate la guerra ha ancora un impatto tanto rivoluzionario?
Direi proprio di sì. Fate l’amore e non la guerra, non come slogan new age ma come vero rituale unitivo, coniunctio oppositorum, come lo chiama C.G. Jung. L’energia sessuale è la manifestazione nei regni vegetale, animale e umano, di una grande legge universale (giustamente tu parli di una visione cosmica): la legge di attrazione fusione e sintesi fra polarità di segno opposto, polo positivo e polo negativo in elettromagnetismo, elettroni e protoni, cielo e terra, yang e yin, maschile e femminile. È la legge della produzione di energia e di vita. Nello yoga: sthirasukha, ida e pingala, purusha e prakrti, abhyasa e vairagya. In questo senso, le polarità devono rimanere e devono restare distinte altrimenti non si creerebbe quel divario, quella differenza di potenziale che fa scoccare la scintilla e che rende possibile la fusione dei due poli con esiti creativi a tutti i livelli. Ma chi insegna queste cose ai nostri ragazzi? Chi li aiuta a distinguere Maschile e Femminile, le due Origini, da uomo e donna? Maschile e femminile sono gli archetipi della vita. Riconosciuti e studiati dall’antropologia culturale, dalla psicologia, dalla mitologia. Presenti in dosaggi diversi sia negli umani di sesso maschile che in quelli di sesso femminile. Quanto alla ricaduta sociale: imparare a lasciarsi attrarre dal diverso fino a fargli spazio dentro di sé, fino a congiungersi e sperimentare che questo è bello e ci rende più ricchi e creativi (e non alludo solo alla procreazione fisica) non può che predisporre a non aver paura del diverso, a volerlo conoscere e avvicinare. Ad essere creativi e non distruttivi. Inoltre per fare bene l’amore bisogna… spogliarsi. Non solo dagli abiti. Bisogna spogliarsi da maschere e difese, e accettare il rischio della nostra reciproca vulnerabilità. È stato detto che tutte le guerre sono guerre di difesa… Nella relazione sessuale avrai gioia ed estasi solo se ti abbandoni. Ma non puoi abbandonarti se ci vai col tuo ego. L’ego si separa e si difende. La nostra individualità più profonda invece si vuole unire. Non lo sentiamo tutti questo incoercibile desiderio?
Questa congiunzione di polarità può essere anche interiore. Parlando di Gesù, Paolo di Tarso dice che “fece in sé di due un solo uomo nuovo“. Vedete dove ci può portare una riflessione sulla sessualità? Altro che sexting e diatribe sui nomi e sui pronomi. Allora io dico: facciamo prima conoscere ai ragazzi, ai giovani, che cos’è la sessualità in tutta la sua ampiezza. Facciamogliene comprendere il potenziale unitivo non solo per loro ma per tutta la società. Nell’epoca del sesso distratto, del sesso occasionale e veloce, facciamogli intravvedere tutta la sua magia, spieghiamo che cosa è richiesto per far bene l’amore, poi solo a quel punto potremo affrontare con molto più equilibrio e serenità anche le altre questioni scottanti dei nostri tempi.
5. Credo che oltre ad educarci alla sessualità abbiamo bisogno di educarci alla corporeità, a conoscere il nostro corpo, dall’interno, nei suoi tempi e nei suoi modi, e a rispettarlo. In questo lo yoga può davvero venirci in aiuto. Qual è la visione che lo yoga ci trasmette della sessualità come relazione e come energia? Quale impatto ha avuto anche in te, come donna, la pratica dello yoga nel tuo percorso di riappropriazione della tua corporeità?
Certamente! Incontrare lo yoga ha significato per me iniziare una storia d’amore col mio corpo, che fino a quel momento mi… tiravo dietro o che mi portava là dove volevo andare ma senza sentirlo, senza dargli attenzione, senza amarlo. Amare nel senso che dicevamo prima, fare unità, essere uno con. Questo ritrovato rapporto col corpo anche come corpo energetico, ha molto migliorato il mio rapporto con la sessualità facendomi sentire che prima la congiunzione va cercata entro noi stessi e che anche la sessualità, come l’amore, è una scala, che pian piano ci svela panorami sempre più ampi toccando tutte le sfere del nostro essere bio-psico-spirituale.
La visione che ci trasmette lo yoga della sessualità? Ne parleremo durante il nostro incontro, è difficile da mettere in poche parole. Basti per ora dire che c’è uno degli Yama, ossia dei principi etici dello yoga, che tratta proprio di questo, ma in un modo che può risultare bizzarro per la mentalità occidentale, e che quindi ha bisogno di essere contestualizzato e per quel che è possibile, spiegato.
6. Sarebbe bello coltivare un’etica del piacere, allenare il desiderio e il suo ascolto per non consumarlo tanto in fretta. Il piacere è fatto di ingredienti segreti come l’attesa, la resa, l’abbandono, l’apertura all’imprevisto… non può esserci possesso nel piacere, piuttosto dono, e questa è forse la sua lezione importante. Ma come fare? Come coltivare questo dono?
Il piacere! Sì, va coltivato, va allenato. Vi ho dedicato uno dei primi capitoli del mio libro: “Il piacere: le ricette della nonna“. Sul piacere sessuale si favoleggia molto, e ci sono idee erronee e leggende metropolitane da sfatare su questo argomento. Non puoi accedere tout court al piacere sessuale saltando i gradini precedenti. Il piacere sessuale parte dalla sensualità, ossia dalla capacità di trarre piacere da tutto ciò che tocca i nostri sensi. Questo avviene fin dal momento in cui veniamo al mondo, ma anche prima, durante la gestazione. Poi l’educazione e la cultura sbilanciata sul versante razionale portano ad attutire questa sensibilità. Ma se la sessualità scavalca o ignora la sensualità diventa solo un atto meccanico che per lo più si risolve in una grande delusione. La ricetta della nonna per trarre il massimo piacere dal rapporto sessuale è fatta di nove ingredienti che non posso elencare e sviscerare qui. Nello stesso capitolo una parte importante ce l’ha anche il desiderio, che tu giustamente nomini nella tua domanda sul piacere. Giustissimo quello che dici. Il desiderio si esalta nell’attesa, ha bisogno di tempi lunghi, anche durante il rapporto. Farlo durare, prolungare i preliminari, creare attesa, acuire il desiderio. Solo quando riesci a dire: ho fame e sete di te, allora puoi aspettarti il massimo del piacere. Tutto questo evidentemente stride con la cultura corrente. Il consumismo del sesso rischia di toglierci la fame, quando non di farci venire la nausea.
Vorrei terminare con i consigli di uno che se ne intendeva, Ovidio, L’arte di amare: “Non conviene, credimi, accelerare il gaudio estremo, ma lentamente devi ritardarlo con raffinato indugio. E quando il luogo tu scoprirai su cui goda carezze più che altrove da te, vano pudore non freni le tue magiche carezze. Vedrai gli occhi di lei farsi lucenti di tremulo fulgore, come il sole spesso rifulge sulla liquida acqua.”
7. Ci sarebbero ancora tante e tante cose da dire, ma credo sia bello lasciarci con un invito a non esaurire, a continuare a cercare, a farci domande su questo grande e irriducibile mistero che, in fin dei conti, è la sessualità. Ti chiedo allora se vuoi lasciarci con una domanda-amuleto da portare con noi, con una traccia di indagine da cui partire o con cui proseguire nel nostro cammino di ricerca.
Che cosa cerco, veramente, quando cerco una relazione sessuale?
Grazie, Mariella, per il tuo coraggio, e per accompagnarci sempre sulla soglia dell’indicibile per aprirci, cuore e mente, allo stupore del nostro essere al mondo.