PERCHé PRATICARE YOGA?

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“Nelle società più antiche lo yoga svolgeva il suo ruolo classico: prevenire le malattie e conservare la salute del gruppo sociale. Quindi, nella nostra società, c’è molto posto per lo yoga: c’è qualcosa che non va e si cerca un rimedio. Non si tratta solo di malattie fisiche, ma anche della perdita della voglia di vivere, dell’incapacità di esprimere il proprio potenziale.” Così Desikachar, uno dei maestri indiani più importanti del secolo scorso, parla del ruolo che lo yoga ha avuto nelle società antiche, smitizzandolo, in parte, da quell’aura di pura ricerca dello spirito che spesso lo yoga originario ha nel nostro immaginario. Fin dall’inizio la funzione dello yoga sembra, così, essere davvero molto concreta, connessa ai bisogni reali delle persone e a un senso di benessere che dai singoli individui si estende poi alla comunità.

Anche oggi ci avviciniamo allo yoga (quasi) sempre perché qualcosa non va, perché abbiamo un piccolo o grande problema di salute o anche soltanto perché sentiamo il bisogno di migliorare qualcosa nella nostra vita. Se facessimo una rapida ricerca in rete, o una breve intervista ad amici o allievi che praticano yoga, sulle motivazioni per cui si inizia e per cui ancora si continua a frequentare un corso di yoga, avremmo principalmente tre tipi di risposte connesse a tre diverse tipologie di “problemi”.

Praticare per il corpo

In principio fu il mal di schiena. Per una grande maggioranza di praticanti dolori lombari, cifosi, contratture cervicali, dovuti a posture scorrette o a problemi di natura più strutturale, sono i motivi per cui provare lo yoga, spesso dopo tutta una serie di altri tentativi più o meno riusciti. Indubbiamente lo yoga può essere in questi casi di grande sollievo, non sostituendosi, naturalmente, mai a una terapia, ma accompagnandola e in qualche modo rafforzandola attraverso un processo di rieducazione della nostra corporeità. Lo yoga, infatti, ci aiuta a riprendere contatto con il nostro corpo, non soltanto attraverso esercizi che permettono alle articolazioni di ritrovare flessibilità e alla muscolatura di accordarsi su un giusto tono, né troppo teso né troppo lasso, ma anche sviluppando in noi quella condizione di ascolto e quella sensibilità che ci consente di cogliere i segnali di benessere e di disagio che continuamente il corpo stesso ci rimanda.

La postura “corretta” a cui ci educa lo yoga è, infatti, una postura interiore, che non agisce come forza contraria alle abitudini ma ci permette di fiorire gradualmente in una piena espressione fisica. In poche parole lo yoga ci educa a una condizione di salute che non è semplicemente un rimedio a qualcosa che non va, ma piuttosto un atteggiamento di cura più ampio verso noi stessi.

Poi è vero, c’è anche chi nello yoga cerca la formula magica per diventare più snello (o snella) e farsi un fisico da urlo come quello delle modelle e dei modelli che popolano l’immaginario di alcune pubblicità esibendosi in asana contorsionistici. Ma attenzione ai fraintendimenti, lo yoga non è roba da danzatrici ventenni. Non sono i corpi ad adattarsi allo yoga ma è lo yoga che deve adattarsi ai tanti diversi corpi, reali!, dei praticanti. Quindi difficilmente potrete trasformarvi in una ballerina o un ballerino capace di portare il piede oltre la testa, ma se avrete coraggio e pazienza potrete davvero incontrare uno spazio in cui scoprire ed esprimere il vostro pieno potenziale.

Praticare per la mente

Un’altra motivazione ricorrente tra chi si avvicina allo yoga è lo stress, condizione ormai cronica della nostra società, con tutto il corollario di ansia, preoccupazioni, insonnie che lo accompagnano. Sempre di più ci accorgiamo della difficoltà a rilassarci, a lasciar andare fatiche e tensioni fisiche e mentali. Siamo una società che non riposa e non respira.

Molti si avvicinano allo yoga partendo da questa consapevolezza e cercando una tecnica che permetta di allentare la morsa della tensione e il senso di allerta costante che l’accompagna.

Anche qui è importante chiarire che lo yoga non è e non vuole essere la panacea che cura tutti i mali, e che problemi di natura psicologica hanno bisogno di un approccio specialistico per essere risolti. Tuttavia la pratica può essere un sostegno importante in un percorso che vuole ricreare condizioni interiori di benessere. Lo yoga, infatti, ha una visione profondamente integrata di corpo, respiro e mente, e il suo fine è permetterci di ritrovare una relazione profonda tra essi e con essi. Impariamo a stare con il respiro, a riconoscerlo, a restituirgli spazio attraverso un sapiente alternarsi di momenti di tensione e distensione. E quanto più il nostro respiro si fa ampio e profondo, tanto più sentiamo rinascere in noi un senso di calma e pienezza. Questo perché l’attenzione sul respiro ha la capacità di riportare la mente alla consapevolezza, aiutandola a stare nel presente e ad accordarsi con ciò che c’è. Smettendo di perdersi in visioni future o in memorie passate, impara a godere di ciò che di nutriente c’è in ogni istante, così da trovare risorse per affrontare anche quei momenti che facili proprio non sono.

Praticare per lo spirito

Un approccio alla pratica più delicato, e forse anche meno comune, è quello che nasce da una ricerca di sé stessi o da un bisogno di senso, per cui sono le domande esistenziali e filosofiche a fare da guida. Questa dimensione può apparire anche in un secondo momento del nostro percorso nello yoga. Questo è un momento davvero prezioso, in cui ci accorgiamo che la ricerca dello stare bene è qualcosa che va al di là di un mal di schiena o di un momento difficile della nostra vita, che riguarda la nostra condizione umana nel suo modo più radicale. Non c’è esperienza più profonda e universale della sofferenza, della perdita, ed è proprio da questa consapevolezza che i vari cammini spirituali hanno preso inizio, e tra questi lo yoga. Perché si soffre? Da cosa origina il dolore? È possibile superarlo in modo definitivo? Lo yoga non ci offre delle risposte definitive, ma ci accompagna nel lasciar emergere le nostre domande, nel dar loro valore e nel farne motore di una ricerca profonda che non necessariamente deve sfociare in una visione esclusivamente religiosa.

In conclusione potremmo dire che ci si avvicina allo yoga per desiderio, per quella mancanza sottile e a volte difficile da pronunciare che nel desiderio ha la sua espressione. La parola stessa desiderio (composta dalla preposizione de- che in latino ha sempre un’accezione privativa e dal termine sidus che significa, letteralmente, stella) ci racconta, infatti, di una tensione antica a qualcosa di altro, e di “alto”, e ci permette di rivalutare il senso stesso del disagio, dello spiacevole, forse anche del dolore che a volte proviamo, per aprirci a una possibilità di trasformazione, piccola o grande che sia.

E la buona notizia è che, pur essendo uno, lo yoga prevede stili e approcci differenti che nascono proprio per incontrare bisogni e personalità diverse. Per questo il nostro augurio è di non aver paura di lasciarsi sperimentare e di cercare qualcosa di giusto per sé attraverso le varie possibilità offerte dai centri di yoga.

Questo è proprio il momento giusto per cominciare!

Guarda qui il calendario completo dei corsi yoga di Centro Natura.

 

Testo curato da Virginia Farina per la Scuola di Yoga Centro Natura

 

 

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