LEGGERE LA BHAGAVAD GĪTĀ OGGI.

Al momento stai visualizzando LEGGERE LA BHAGAVAD GĪTĀ OGGI.
  • Categoria dell'articolo:Blog "Al Centro"
  • Tempo di lettura:7 mins read

Una prospettiva storica pensando allo yoga moderno.
Dialogo con Daniela Bevilacqua
a cura di Virginia Farina per il Centro Natura

Virginia: È davvero con grande piacere che torniamo a dialogare con Daniela Bevilacqua, indianista attualmente ricercatrice associata presso il CRIA (Centro di Ricerca in Antropologia) all’Università di Lisbona. È autrice di ‘From Tapas to Modern Yoga’ (Equinox 2024), ‘Modern Hindu Traditionalism in Contemporary India’ (Routledge 2018) e di numerosi articoli sulle tradizioni ascetiche induiste, pratiche corporee e tematiche di genere nel contesto religioso. E proprio su questi temi ha tenuto un interessante seminario per il Centro Natura nell’aprile del 2024. Domenica 25 gennaio 2026 Daniela tornerà da noi per parlarci di un testo tra i più affascinanti al mondo, la Bhagavad Gītā. Perché la scelta di questa proposta?

Daniela: La Gitā è un testo che ha ispirato e continua ad ispirare persone appartenenti a contesti molto diversi, e viene spesso adottata e citata da insegnanti e praticanti di yoga moderno. Si è ritenuto, quindi, importante creare uno spazio in cui questa opera potesse essere “sviscerata”, analizzata e soprattutto contestualizzata, per essere più ampiamente compresa.

Virginia: La Bhagavad Gītā è una delle parti più studiate di quello che viene definito il più vasto poema epico mai scritto, il ‘Mahābhārata’, frutto di varie stratificazioni, probabilmente iniziate oralmente intorno all’VIII secolo a.C. e successivamente compilato per iscritto in un lungo arco di tempo fra il IV sec. a.C. e il IV sec. d.C. Questo testo racconta gli eventi e le conseguenze della guerra di successione tra due gruppi di cugini, i Kaurava e i Pandava. L’epopea intreccia elementi che hanno avuto probabilmente radici storiche, con altri più mitici e simbolici. Nel contesto della Bhagavad Gītā molto importante è la relazione tra il piano umano e quello divino, dove Arjuna, principe della fazione dei Pandava, dialoga prima di un’importante battaglia con Krishna, che gli farà da cocchiere. Puoi aiutarci a contestualizzare meglio questo testo?

Daniela: La Gītā si trova nel Libro VI del Mahābhārata, chiamato Bhīṣma Parva (Il Libro di Bhīṣma), precisamente nei capitoli 23–40. Siamo sul campo di battaglia di Kurukshetra, poco prima dell’inizio della grande guerra tra i Pandava e i Kaurava, due rami della stessa famiglia reale in lotta per il trono di Hastinapura. Arjuna, il più valoroso dei Pandava, cade in una grossa crisi morale vedendo tra i nemici molti dei suoi maestri, parenti e amici. Sconvolto dal conflitto tra il suo dovere di guerriero (kshatriya-dharma) e i suoi legami affettivi, si rifiuta di combattere. Interviene a questo punto Krishna, che svelerà in questa parte dell’epopea il suo essere divino, dando ad Arjuna vari insegnamenti spirituali che vertono sull’importanza dell’azione, il dovere, la conoscenza, la devozione e la liberazione.

Virginia: La Bhagavad Gītā è stata ed è tuttora un testo fondamentale per la cultura indiana ed Hindu in particolare, e ha avuto un ruolo importante nel sistematizzare i principali sentieri dello Yoga. Puoi spiegarci come?

Daniela: La Gītā offre una panoramica delle diverse discipline (yoga) possibili per raggiungere la liberazione attraverso la conoscenza (jñāna), l’azione (karma) e la devozione amorevole a Dio (bhakti), concentrandosi su quest’ultima come il percorso più facile e più elevato verso la salvezza. Jñāna yoga è il percorso della conoscenza e della realizzazione diretta del brahman (l’universale). Il suo obiettivo è il discernimento del vero sé. Il testo afferma che questo è il percorso che gli intellettuali tendono a preferire. Il karma yoga nasce dalla considerazione che ogni uomo o donna è vincolato dall’attività. Coloro che agiscono egoisticamente creano un effetto karmico e sono vincolati all’effetto che può essere buono o cattivo. Coloro che agiscono senza desiderare i frutti delle loro azioni sono liberi dagli effetti karmici e l’assenza di accumulo di karma porta alla liberazione. Nel bhakti yoga della Gītā l’enfasi è sulla devozione e l’adorazione di una divinità personale, in particolare Krishna. Nella Gītā, la bhakti è caratterizzata come devozione amorevole, desiderio, abbandono, fiducia e adorazione della divinità; non implica la rinuncia all’azione, ed è supportata dalla ‘giusta conoscenza’ e dalla dedizione al proprio dharma.
I notevoli insegnamenti della Gītā hanno fatto sì che sia stata ampiamente commentata nei secoli successivi da tantissimi pensatori di varie tradizioni fino ad oggi. 

Virginia: La Bhagavad Gītā ha avuto molto successo anche fuori dal contesto indiano perché tocca corde che potremmo definire universali, come il conflitto e l’ineluttabilità dell’azione. Trovo che l’impossibilità di non agire nel mondo sia straordinariamente attuale in un momento storico di grande conflittualità, dove ci si avvicina spesso a una ricerca interiore come a un rifugio distaccato e indifferente, oppure la si idealizza tanto da farne l’unica possibilità rimasta.
Arjuna non può non scegliere, non può non prendere parte, ma a fare la differenza non è più l’azione, ma il modo in cui viene compiuta. Quali letture sono state date nel tempo a questo tema dell’azione e della scelta? E tra queste quali sono le interpretazioni dello yoga moderno e che fondamenti hanno? Resta alla fine la possibilità di una via ascetica? 

Daniela: La Gitā è un testo Brahmanico contro l’ascetismo. Krishna rimprovera Arjuna che vuole abbandonare tutto ed intraprendere la vita ascetica. È un testo che vuole dimostrare la necessità e il dovere di seguire il proprio dharma, il proprio ‘dovere’, che nel contesto hindu è strettamente connesso alla casta di appartenenza. Arjuna è uno kshatriya, un guerriero, deve attenersi al suo dharma di guerriero e combattere. Se si vuole, si può leggere la Gitā in chiave universale, ma se si fa parte di un contesto specifico, come quello hindu, i suoi insegnamenti diventano molto più specifici. Anche perché siamo in un contesto in cui il karma è fondamentale anche in funzione del ciclo delle rinascite. Krishna sta spiegando ad Arjuna come, seguendo il suo dharma e agendo (karma yoga), ma rimanendo distaccato dai frutti delle sue azioni e mantenendo la devozione, fede in lui, può non essere afflitto dalla legge del karma che determina la rinascita. Questi sono i temi a cui si è data importanza nei commentari del passato, in base alla scuola di appartenenza dell’autore del commento. La Gitā si inserisce nel progetto religioso Brahmanico, come dicevo, e questi contesti e i molti temi presenti della Gitā, bisogna averli in mente prima di universalizzarla. 

Virginia: Bisogna però riconoscere che alcuni dei concetti più importanti nella Bhagavad Gītā come quello del dharma personale e del karma hanno avuto e forse hanno ancora nella società indiana un impatto molto diverso da quello che possiamo intendere noi a partire dalla nostra cultura, dove termini come obbedienza o devozione sembrano superati a favore di un’azione e una scelta libera. Come avvicinarci allora al testo? 

Daniela: Studiando, e studiando come e da chi il testo è stato adottato e adattato nel corso degli ultimi secoli. Bisogna leggere prima di tutto, suggerirei, testi accademici, per comprendere il testo nella sua complessità. Poi, dopo aver fatto questo, ci si può avvicinare alle interpretazioni di pensatori del presente, ed infine vedere cosa in questo testo possa risuonare con noi. Ma aver chiaro i contesti in cui si è diffuso, come e perché, è fondamentale. 

Virginia: Un’ultima domanda, oltre che a chi nutre un interesse culturale e intellettuale per questi temi, il seminario è rivolto a praticanti (e insegnanti) di yoga di ogni stile e livello. Quale contributo può una conoscenza più approfondita della Bhagavad Gītā portare a chi pratica uno yoga moderno? 

Daniela: Difficile da dire. Ogni persona reagisce ai testi in modo diverso e carpisce ciò che è importante nel periodo specifico della vita in cui si trova quando li legge. Ci sono tanti insegnamenti nella Gitā. Il seminario ha lo scopo di fornire un quadro generale ma complesso per avvicinarsi al testo. Tale conoscenza più approfondita contribuisce ad evitare errori, generalizzazioni o banalizzazioni quando si parla di un’opera così complessa.

Virginia: Grazie di cuore per questo scambio! 

Ricordiamo che Daniela Bevilacqua terrà domenica 25 gennaio dalle ore 9 alle 12 online un seminario per il Centro Natura dal titolo ‘LEGGERE LA BHAGAVAD GĪTĀ OGGI: una prospettiva storica pensando allo yoga moderno’.
Tutte le info sul seminario e sulle iscrizioni a questo link

Crediamo che sarà un momento importante di approfondimento, studio e comprensione di un testo fondamentale con una docente d’eccezione.

Condividi