Come una danza la relazione tra insegnante e allievo/a nella via dello yoga

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Come una danza la relazione tra insegnante e allievo/a nella via dello yoga.

A cura di Virginia Farina per il Centro Natura.

 

Lo scorso anno abbiamo deciso di preparare un questionario per i nostri allievi e le nostre allieve per capire meglio i loro bisogni. Le risposte che ci sono arrivate sono diventate per noi spunto di diverse riflessioni, e tra queste ciò che ci ha più colpito è che tantissime, in modi e per motivi diversi, sottolineavano quanto importante fosse stata e fosse ancora la relazione con la propria o il proprio insegnante. L’incontro con l’insegnante sembra essere, per molti, la vera porta dello yoga e il motore più potente della pratica, ciò che spinge a iniziare e a continuare negli anni, nonostante le inevitabili difficoltà che si possono incontrare lungo il percorso. Se questa relazione è così importante, fondante potremmo dire, vale allora la pena soffermarsi a guardarla da più vicino, cogliendone la forza e la preziosità, ma anche le ombre e le sensibilità che può portare con sé.

Un o una insegnante è, infatti, colui o colei che ci lascia un segno, un’impronta che a volte è come una crepa nella nostra scorza, un’apertura capace di farci guardare ciò che va al di là di noi e di ciò che ci è conosciuto e familiare. Altre volte è un seme, un inizio quasi invisibile di un processo che in noi matura e lentamente arriva a trasformarci. La posizione di un o una insegnante, però, è anche una posizione di potere che comporta un’asimmetria tra le parti e che, talvolta, può dare vita a relazioni di dipendenza dove chi insegna sembra voler essere più importante dell’insegnamento stesso.

Nell’ambito dello yoga l’insegnante è il canale attraverso cui passa la trasmissione di un sapere e di un’esperienza che si fanno vivi in un “esserci insieme” che si rinnova generazione dopo generazione. Questo significa che da una parte non si può dare nulla che non sia stato “ricevuto”, e dunque ogni insegnante è in primo luogo un allievo o un’allieva che porta con sé, in sé, il lungo percorso di chi l’ha preceduto. Questo richiede di essere profondamente fedeli e rigorosi nel rispetto della qualità dell’insegnamento ricevuto.

Dall’altra parte, però, nessun sapere nello yoga può darsi per assoluto; è necessario che la sua esperienza fiorisca in una comprensione che è possibile solo dall’interno, e che può richiedere adattamenti e modifiche rispetto a pratiche convenzionali in un approccio più creativo e flessibile.

Un buon insegnamento, così, è quello che nasce dalla sintesi e dalla negoziazione tra la tensione alla conservazione e quella al rinnovamento, tensioni che incontrandosi possono dare frutti davvero straordinari. Un esempio ne è Krishnamacharya, uno dei più grandi maestri indiani di inizio Novecento, che ha saputo trasmettere ad allievi diversi insegnamenti diversi, facendosi radice di tradizioni anche molto diverse tra loro, come l’hatha yoga di Iyengar, il raja yoga di Blitz, l’ashtanga yoga di Pattabhi Jois o il viniyoga di Desikachar.

Nel suo sviluppo in Occidente lo yoga ha modificato tantissimi suoi aspetti, e tra questi sicuramente la relazione con chi lo trasmette, che non è più il “Guru” o il “Maestro”, ma l’insegnante, figura dai contorni più semplici ma non ben definiti che oggi può essere tanto quella di una persona con un serio e profondo percorso di pratica, tanto una totalmente improvvisata. Diventa allora ancora più importante ritrovare un principio saldo di eticità nell’insegnare, che ci renda consapevoli di muoverci nel solco di un cammino molto più grande di noi.

Cosa ci tutela, quindi, dal rischio di un insegnamento superficiale? Il primo passo è comprendere la trasformazione culturale dei paradigmi dello yoga che, sviluppandosi nella società contemporanea, non può esimersi dall’avere dei punti di riferimento condivisi, regole e norme che servono tanto a chi insegna tanto a chi pratica a orientarsi in un contesto di infinite proposte, a volte molto lontane tra loro.

Per un o una insegnante diventa fondamentale accertarsi della qualità della formazione e della sua linea di trasmissione, e rispettare alcuni comportamenti che possono definirsi in codici specifici, come, ad esempio, quello a cui fanno riferimento tutti gli insegnanti e le insegnanti della Yani (Yoga Associazione Nazionale Insegnanti). Codici come questo, che si strutturano in articoli e definiscono in maniera molto dettagliata i diversi aspetti della modalità di insegnamento, sono importanti anche come espressione di “categoria”, favorendo la collaborazione tra insegnanti e il loro operare in sinergia. Proprio la capacità di fare rete è ciò che permette non solo uno spazio di reciproco confronto e di crescita fra gli insegnanti, ma anche un riferimento ben preciso per gli allievi che trovano nella struttura garanzie sulla qualità della proposta.

In questa relazione, naturalmente, anche la “postura” dell’allievo o dell’allieva ha una grande importanza. Se ci si avvicina a un corso di yoga come un cliente si avvicina al banco di un supermercato, pensando di sapere già tutto e di poter “comprare” ciò che si vuole, difficilmente si riuscirà a farsi guidare verso una dimensione più profonda di ascolto. Ma anche un atteggiamento opposto potrebbe essere pericoloso. Chi insegna non ha il ruolo di un confidente o di un terapeuta, non può farsi carico dei nostri problemi, fisici o psicologici, e darci la ricetta giusta per risolverli. Per questo è necessario avvicinarsi a chi insegna con rispetto: rispetto per lo spazio dell’insegnamento, per il suo tempo, per il suo limite.

La distanza, allora, tra insegnante e allievo o allieva diventa uno spazio prezioso, uno spazio che non deve essere né troppo dilatato e freddo, né troppo compresso e intimo, ma che trova una sua giusta misura anche nel continuo mutamento. Come in una danza, dove i due ballerini si muovono insieme sulla stessa musica ma rimanendo distinti.

Per un approfondimento su questo ricco e vastissimo tema vi rimandiamo al libro di Barbara Biscotti “Insegnante e allievo. Storia e contemporaneità di un rapporto fondamentale.” edito da YANI e Corriere della Sera nella collana ‘Yoga. Teoria e pratica’. Un libro che si rivolge tanto agli allievi quanto agli insegnanti, offrendo a entrambi spunti preziosissimi di riflessione per acquisire consapevolezza del proprio ruolo nella reciprocità di questa relazione.

Barbara sarà, inoltre, la relatrice di un seminario teorico presso il Centro Natura dedicato proprio a queste tematiche: “Yoga. Essere allievi, essere insegnanti: ieri, oggi domani” che si terrà sabato 22 marzo 2025 dalle 14.30 alle 17.30. 

Qui più info.

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